La Luna e il diamante

 

Questo testo nasce come risposta ad una sfida lanciatami da una persona che stimo molto. I suoi commenti e le critiche, che non mi ha mai risparmiato, mi spronano a migliorare, a leggermi a fondo, a non accontentarmi della prima stesura di un testo.Questa volta come traccia mi ha dato solo il titolo…Buona lettura, aspetto pareri!

Aveva grandi occhi azzurri con ciglia finissime e bionde.
Le labbra rosa increspate in un sorriso giocoso.
Aveva mani piccole e paffute e piedini deliziosi.
Sara l’aveva notata nella vetrina di un negozio di giocattoli: era seduta composta in una poltroncina fatta di polistirolo, indosso un abito bianco di seta leggera con delicate maniche a sbuffo e qualche inserto di velluto rosa.
La piccola Sara aveva sorriso guardandola e stringendo un po’ la mano della nonna materna che l’accompagnava quel giorno.
Luna sarebbe diventata la sua bambola più cara.
Sono passati tanti anni da quel pomeriggio d’infanzia: gli anni sono scivolati veloci e Sara è diventata una donna indipendente e piena di impegni.
A volte, coricata nel letto mentre cercava di prendere sonno, ripensava alla sua bambola, a quella dolce sensazione di tenerla in braccio: era morbida al tatto e profumava di talco come fosse stata una bambina vera. Le accarezzava i capelli biondi, amorevolmente, e rimaneva in attesa di una sua reazione , come se potesse sorriderle di rimando o sbattere le palpebre in un gesto incantato.
Per Sara rappresentava qualcosa di speciale e non solo per le dimensioni realistiche e le fattezze perfette. Era stata la compagna dei mille giochi che inventava con appassionata fantasia, la confidente silenziosa di quegli anni spensierati.
Cresciuta, aveva riservato un posto speciale alla bambola Luna, un ripiano tutto suo nell’ armadio guardaroba.
Il vestitino non era più candido e anche i suoi occhi sembravano cambiati, come offuscati dal tempo immobile che era comunque passato.
Qualche tempo fa le diede una spolverata: la girò con cura e se la strinse al petto. Passando con le mani sulla schiena sentì un rigonfiamento.
Poteva essere l’imbottitura che si era raggrumata col tempo e nel cercare di sistemarla aprì la cerniera che le faceva da spina dorsale. Immerso nel cotone ingiallito troneggiava un diamante,
brillante e luminoso, grande all’incirca come una pallina da ping pong. Sara non ci poteva credere.
Un sorriso spontaneo le salì alle labbra. Come se d’improvviso le si fosse rivelata una verità che fino a quel momento aveva solo pensato.

Si strinse forte Luna al petto sussurrando un “Grazie”.
Forse stava sognando, aveva pensato Sara. Ora aveva anche le visioni? Avrebbe dovuto dormire di più, lo sapeva bene, staccare da quella vita così ansiogena, imbrigliata in responsabilità che spesso la opprimevano..
Eppure sentiva fra le mani la consistenza della pietra preziosa.
Era reale, vero come la consapevolezza che le si faceva spazio dentro. Aveva capito che quella magia era proprio per lei,per la piccola Sara che era cresciuta fra delusioni e speranze, nonostante i desideri che non si erano mai realizzati. Il suo animo così sensibile era stato spesso una zavorra scomoda da portarsi dietro, ma ora la sua innata capacità di credere ai sogni le dava un nuovo, insperato e incredulo appiglio di fiducia per il futuro.

Del resto – pensa- sono le piccole cose di cui si ha cura che rivelano la loro preziosità in modi che spesso non sappiamo nemmeno immaginare.
Sara lascia il diamante incastonato nella schiena della bambola Luna, non ha bisogno di controllare se rimarrà ancora lì.
Ora sa che tutte le volte che avrà un dubbio sulla sua vita, su quale strada intraprendere, in che modo affrontare una difficoltà o un dolore, ricorderà questa favola e sorridendo capirà cosa fare.

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Scivolo

Nell’assenza lo spazio si riempie.

Il pensiero si amplifica fino ad espandersi.

Ne gusto il sapore, disegnandone i contorni.

Respiro i brividi.

Passeggiano dita fredde

in sentieri

di pelle e silenzio.

E ciò che non posso dire

annebbierà il mondo

nascondendoci.

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Walking on the moon

Possibile scrivere senza tormenti interiori?Osservo il cielo che sembra così vicino e guardo la luna quasi altezzosa, distaccata in quel chiarore brillante, limpidissimo. Cancello frasi lasciate a metà, strappo fogli con rabbia, mordo il nulla dei miei pensieri, come svuotata. Maledico la notte, tanto tiepida e dolce, il tempo ideale per non pensare. Non pensare, finalmente! Non c’è fretta né agitazione nell’aria, il silenzio riempie l’immenso. E ancora, alzando lo sguardo, la luna mi sorride: ora sembra mia complice. Come in un sogno, ricordo le notti d’estate della mia giovinezza, quando guardare le stelle era già l’avverarsi di un desiderio. Con il solito gruppetto di amici ce ne stavamo distesi nell’erba, quasi senza fiatare, persi nel nero del cielo, lasciando vagare lo sguardo fra i milioni di puntini che erano le stelle. E quando qualcuno scorgeva la scia luminosa tanto attesa era una gioia condivisa, un incanto che ci univa. Pensato questo, sento crescere dentro un sentimento fortissimo, una gioia che mi riempie gli occhi di lacrime. La commozione per un infinito incantevole che sento pulsare sotto la pelle. E d’improvviso ho capito. Ho capito che non serve camminare sulla luna per arrivare a qualcosa di grande. Il semplice vivere ha un valore inestimabile se attraversato dalla cura e dal rispetto per tutto ciò che ne fa parte. Il mondo è così da molto prima di me e non mi appartiene, noi uomini non possediamo niente. L’abbraccio verde del bosco, tutti gli animali che ora dormono quieti, nascosti nell’oscurità. L’acqua che gorgoglia limpida, lo spazio del cielo che sovrasta e tutto vede. Sono un’ospite grata. Il senso di tutto questo si fa spazio dentro me. Pur così minuscola, fragile e smarrita nei miei giorni, faccio parte di questo e ne posso trarre speranza per ciò che verrà. Non calpesterò, non rovinerò, non ignorerò. E imparerò ad essere migliore, per questo mondo che ha bisogno anche di me. Ora la forma della luna è un sorriso. Vero.

pubblicato sul blog livingwomen.net

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