costruire per sopravvivere

Il mio pezzo di gennaio per il blog livingwomen

Non voglio tornare in città.
Là soffocavo stritolata nei gorghi del viavai di veicoli affumicanti, perdevo colore sui marciapiedi affollati di fantasmi affaccendati nel loro nulla impellente.
Ho guardato il grigio sopra alla mia testa, cercando il cielo e la profondità.
Ho respirato disinteresse, egoismo, cercando di trattenere con una mano la spalla di un passante qualsiasi.

Solo per scorgere un sorriso colorato, uno sguardo acceso, un fiato caldo.

Ma ho proseguito da sola con le mani premute sulle orecchie, cercando di allontanare il frastuono di vita apparente che ululava di possesso, di coprire i vuoti nascosti sotto la pelle.
L’aria odorava di fumo e pensieri inutili, gettati negli angoli più nascosti di una città mostruosa, degna rappresentazione di un’umanità guastata e dimenticata.
L’unica luce accecante proveniva da immense vetrine specchiate in cui troneggiavano prodotti di ogni sorta. Oggetti superflui accompagnati dal cartellino del prezzo, sempre esorbitante.
Sembravano fari nella notte disperata di chi cerca il proprio senso all’infuori di sè.
Ho camminato per ore in labirinti identici fino a girare un angolo e ritrovarmi davanti ad una porta di legno.
Mi sono sorpresa ad abbassare la maniglia per provare ad aprirla.
Una luce soffusa mi ha accolto nel silenzio irreale.
La stanza era vuota, solo una lampadina pendeva dal soffitto.
Ho chiuso la porta alle mie spalle e un sospiro lunghissimo mi si è liberato dentro.
Così ho ricordato:
Non ero più un corpo da molto tempo, ero rimasta essenza, l’anima della persona che avevo abbandonato.
Ora sono di nuovo al sicuro, avvolta dal luogo che mi sono costruita per sopravvivere.
Uno spazio fatto di assenza, dove ciò che davvero importa lo ho già con me.
Solo l’anima. Nient’altro.

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L’uomo che costruiva barchette di carta | UnderTrenta

Condivido il link di un mio breve articolo pubblicato sul sito Undertrenta, Ufficio Cultura della Provincia di Trento…Se ci perderete 2 minuti lasciatemi anche un parere, sarà molto gradito!

Grazie a chi c’è 🙂

 

L’uomo che costruiva barchette di carta | UnderTrenta.

Evanescente

Allo stesso punto di sempre: incapace.
Di fermarmi dentro.
Sempre in volo,
fuori dall’attimo,
e poi evanescente.
Senza tregua continuo
nell’insensata costruzione
di strani mondi fatti di cera
e ambra troppo liquida.
Riempio d’attesa inutile
ciò che non riesco
a spiegare.
Poca resistenza al dolore
vuol dire fragile.
Smarrita e trasparente,
puoi attraversarmi
in un attimo.
Se adesso me ne andassi
sbatterei la porta
solo per fare rumore.
Sentirei i tuoi occhi puntati sulla schiena
mentre immobile sulla soglia
giurerei di essere altrove.

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Vorrei

Vorrei mi raccontassi

i sentimenti burrascosi

che hanno deciso ciò che sei sempre stato.

Mi piacerebbe incontrarti come nuovo,

dimenticando tutto quello che è successo.

Imparare ancora dal tuo sguardo la strada giusta da fare.

Senza lacrime, senza dolore.

Parlare dei fallimenti e delle utopie.

Dei rimpianti, vivendo.

Aspettando che tutto diventi meglio di così.

Vorrei che il tuo viso si riempisse di sorrisi felici.

Vorrei la tua felicità.

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non si vive di solo amore

Da un profondo abisso nero

emergono immagini bagnate e soffici.

Sono ricordi e desideri che si intrecciano,

solleticano ed alitano delizia.

Respiro più forte, brancolo.

Ingoio il tuo sapore, mordo labbra tumide.

Mi squaglio nella smania liquida di averti addosso.

Mani frementi cercano, la pelle brucia nel rammarico dell’assenza.

Anela, mugola,scalpita.

Poi affondo e affogo nel momento rovente dell’abbandono.

Ti porto con me in tutti i miei sbagli

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la felicità è un modo d’essere

Ti sento parlarmi all’orecchio

quando tutto sembra scivolare sulla pelle come ruvido liquido bollente.

E allora mi ricordi di sorridere.

Prima è una smorfia tirata e deforme, poi piano piano si distende fino a farmi stringere gli occhi.

E questo esercizio di stile aggiunge dei granelli di sabbia alla mia clessidra:

non è oggi che mi arrenderò.

Non è oggi!

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